L’annuncio di Pfizer sull’efficacia del vaccino anti-coronavirus messo a punto insieme alla società specializzata BioNTech ha spianto al rialzo il prezzo del barile, che ha raggiunto il picco massimo delle ultime 10 settimane. Ma l’impennata non è sufficiente a scongiurare i timori dell’OPEC+ riguardo l’andamento del mercato petrolifero nel prossimo futuro.
I membri dell’organizzazione, insieme agli alleati (a partire dalla Russia), starebbero infatti valutando di posticipare di 3-6 mesi la riduzione dei tagli della produzione imposti lo scorso maggio (per 7,7 milioni di barili al girono, pari all’8% dell’output complessivo), che originariamente era prevista per il prossimo gennaio (con un incremento di 2 milioni di barili al giorno rispetto al livello attuale), ma che invece con tutta probabilità non potrà verificarsi prima di metà del 2021.
Dopo un primo incontro tenutosi nei giorni scorsi, i partner dell’OPEC+ si sono dati due settimane di tempo per prendere una decisione, che però – secondo Bloomberg – non potrà che essere quella di mantenere ancora in vigore, nella loro interezza, i tagli dell’output imposti la scorsa primavera con l’obbiettivo di sostenere il prezzo del barile a fronte di una domanda che continua ad essere decisamente debilitata, anche alla luce della seconda ondata di coronavirus attualmente in corso in diverse parti del mondo.
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