Mercato interno in ripresa, ma ancora troppo debole (+14,1%)
Si sta svolgendo in questi giorni la fiera EMO di Hannover, manifestazione che cade ogni due-quattro anni e che è il riferimento mondiale per le tecnologie di produzione. L’edizione più recente, nel 2023, ha visto la partecipazione di oltre 92.000 visitatori provenienti da 140 paesi e circa 1.850 espositori, per dare la dimensione di un evento che richiama tantissimi operatori italiani ad ogni appuntamento.
Gli italiani, con 140 imprese presenti, sono la seconda delegazione estera più numerosa presente alla kermesse tedesca. Una dimostrazione di forza, che testimonia la rilevanza dell’industria italiana di settore. La prossima edizione dell’evento si svolgerà proprio in Italia, nel 2027, a Milano dal 4 all’8 ottobre.
In occasione della manifestazione, UCIMU-Sistemi per produrre ha presentato, durante conferenza stampa di martedì 23 mattina, le previsioni 2025 relative all’industria italiana del settore macchine utensili, robotica e automazione, appena riviste dal Centro Studi & Cultura di Impresa.
La produzione è attesa a 6.340 milioni di euro (+ 0,2%) dunque stabile rispetto al dato 2024. A pesare sul risultato finale è l’arretramento dell’export, da una parte, e la debolezza dell’attività sul mercato interno, dall’altra.
“Sulla base dell’ultima raccolta ordini e delle ultime consegne dei costruttori italiani, relative al secondo trimestre 2025 – ha commentato Riccardo Rosa, presidente UCIMU – il Centro Studi ha dovuto rivedere i dati presentati appena qualche mese fa. A inizio di anno prevedevamo una leggera crescita della produzione sostenuta dall’export, crescita che le condizioni di contesto non ci permettono di confermare oggi”.
Sul fronte estero, le vendite dei costruttori italiani oltre confine si fermeranno a 3.895 milioni (-8,9%) rispetto all’anno precedente. Sul fronte interno, invece, le consegne cresceranno, del 19,1%, a 2.445 milioni, trainate dalla timida ripresa del consumo domestico che è atteso a 4.230 milioni (+14,1%). Nonostante gli incrementi a doppia cifra, i valori assoluti stimati per questi due indicatori economici restano ancora decisamente bassi.
“Ciò che il nostro Centro Studi rileva è che non è possibile individuare un vero e proprio trend per il settore – ha continuato Rosa -. Più che altro rileviamo un andamento con oscillazioni verso l’alto e il basso, che rispecchia la situazione caotica del contesto”.
Con riferimento all’export, nel periodo gennaio-giugno 2025 (ultimo dato disponibile), le vendite italiane di sole macchine utensili sono diminuite del 13,3% rispetto al primo semestre 2024. Il calo è risultato generalizzato. Fanno eccezione Polonia, Messico, Svizzera, Emirati Arabi e Arabia Saudita. Occorre dire però che gli ultimi due, a fronte di incrementi importanti acquisiscono ancora valori decisamente contenuti di macchine Made in Italy.
Principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Stati Uniti (292 milioni di euro, -4,2%); Germania (127 milioni, -28,1%); Polonia (97 milioni, +8,3%); Francia (97 milioni, -7,5%); India (85 milioni, -14,1%).
“I dati – ha commentato Riccardo Rosa – ci dicono che la Germania soffre e, con lei, soffrono l’Europa e l’Italia, in particolare, le cui imprese sono integrate nelle catene del valore tedesche. Rispetto alla Germania, particolarmente difficile è la situazione dell’automotive che paga la transizione verso il motore elettrico ma anche la crisi dell’edilizia. L’auspicio è che il programma governativo che vale 46 miliardi di euro, ed è pensato per ridare vigore all’economia del paese, possa dare effettivamente una scossa al manifatturiero”.
“Guardando oltreoceano, nei primi sei mesi dell’anno in corso, nonostante i continui annunci e le continue ritrattazioni del presidente Trump in merito ai dazi, gli USA restano il nostro primo mercato di sbocco. La situazione è decisamente fluida e ancora poco chiara. Al di là delle aliquote, ciò che preoccupa maggiormente è l’effetto di incertezza che questo atteggiamento ha generato tra gli operatori dell’industria, come dimostra il rallentamento di tutto il sistema di export, non solo di quello diretto negli Stati Uniti ma anche nel resto del mondo.”
“Per l’Italia – ha concluso il presidente di UCIMU – quello che abbiamo rilevato negli ultimi mesi è un lieve, ma ancora troppo debole, miglioramento dell’atteggiamento del mercato su cui hanno influito il chiarimento e la semplificazione di Transizione 5.0. La conferma arriva anche dall’andamento dei mesi di produzione assicurata che nel primo semestre 2025 si ferma a 6,6: meglio rispetto al 2024 ma ancora distante dai risultati degli anni precedenti. Alla luce di ciò, avviandoci all’ultima parte del 2025 che coincide con il termine dell’operatività di Industria 4.0 e Transizione 5.0, sottolineiamo la necessità di poter disporre di un nuovo Piano di politica industriale che accompagni le imprese dal 2026 in avanti”.
UCIMU ha già dato la sua disponibilità al Ministero delle imprese e del Made in Italy per partecipare al tavolo di lavoro che dovrebbe portare alla stesura di un provvedimento semplificato che – come annunciato dallo stesso Ministro – accorpi 4.0 e 5.0 facilitandone l’utilizzo da parte delle imprese, conditio sine qua non affinché le stesse aziende se ne servano.